Milano (IT) 19.01.23 - 19.02.23

EXTINCTION CHAPTER 1

Zwergen Dämmerung | Max Papeschi

Max Papeschi

Milano, 1970

Max Papeschi è un artista contemporaneo di fama internazionale, conosciuto per le sue opere d'arte spesso stravaganti e certamente provocatorie. Ha iniziato la sua carriera artistica alla fine degli anni '90. Grazie ai suoi contenuti spesso sfida il pubblico a riflettere su temi sociali e culturali attuali lavorando per promuovere l'arte e la creatività come strumenti di cambiamento sociale. Le opere di Papeschi sono state esposte in numerose mostre personali e collettive in tutto il mondo, e sono state ampiamente recensite dai principali media internazionali. Egli è considerato una figura di spicco dell'arte contemporanea e il suo lavoro continua a essere altamente apprezzato dai critici e dal pubblico.

EXTINCTION CHAPTER 1

Alla Fondazione Stelline di Milano giovedì 19 gennaio 2023, dalle ore 19.30 alle ore 22.00, è stato svelato Extinction, il nuovo progetto totalmente inedito dell’artista Max Papeschi, nato con la collaborazione di Flavia Vago e AIIO. Il progetto sarà scandito in tre capitoli: il primo di questi – Extinction. Chapter one – mette in mostra alla Fondazione Stelline, dal 20 gennaio al 19 febbraio 2023, 54 sculture in terracotta e 4 video installazioni rielaborate dall’intelligenza artificiale, che raccontano in forma parodistica il tema della guerra e dell’impoverimento culturale. La grande “mostra-installazione” presenta per la prima volta in assoluto l’artista Max Papeschi in nuova versione “tridimensionale”, un debutto che susciterà sicuramente interesse e curiosità. Nel nuovo progetto pensato per la Fondazione Stelline, Max Papeschi, insieme a Flavia Vago e Michele Ronchetti, si è divertito a giocare sul labile confine tra vero e falso, utilizzando la comunicazione stessa come opera d’arte integrata nella mostra. La mostra curata da Stefania Morici, con la speciale collaborazione di Gianluca Marziani, è organizzata da Fondazione Stelline e Arteventi ed è patrocinata dal Ministero della Cultura, da Regione Lombardia e da Comune di Milano. Il progetto è realizzato grazie a un network di partner importanti, nato con il supporto di MI Hub Agency e del main sponsor ArTI e con la speciale partnership di Gobbetto Resine e Relco, che hanno realizzato l’allestimento degli spazi. In particolare, i pavimenti in dega carpet misti a sabbie naturali sono stati realizzati da Gobbetto Resine e il light design è stato curato per Relco dall’architetto Michela Viola. Il progetto di allestimento della mostra è a cura dall’architetto Giovanni Musica dello Studio Mgalab; il design sonoro e la musica sono firmati da Fabrizio Campanelli. Extinction. Chapter one è quindi il primo capitolo di un progetto più ampio e articolato che a partire da gennaio 2023 si svilupperà in luoghi e tempi diversi. Ogni capitolo rappresenterà i nuovi dati emersi dal “messaggio terrestre originale”, estrapolati come in uno scavo archeologico digitale e ricreati per essere fruiti dal pubblico alieno, esattamente come succede sul pianeta Terra per lo studio di popoli antichi di cui si hanno poche notizie, come nel caso degli Aztechi, di Mesa Verde o di Creta. Ogni nuovo capitolo rappresenterà, sempre in chiave ironica, uno degli aspetti più assurdi della nostra civiltà. «Diffondere il più possibile, attraverso l’arte, la cultura della pace e il rispetto dei diritti umani – sottolinea la curatrice Stefania Morici – è l’obiettivo ambizioso e potente di questo progetto, in un momento storico così complesso in cui assistiamo quotidianamente a scene di guerra e a un massiccio impoverimento culturale. Extinction. Chapter one affronta il tema dell’estinzione della razza umana e dei rischi reali che stiamo correndo, evidenziando i paradossi e la complessità del nostro vivere, i punti deboli delle società moderne. Un incubo collettivo dal quale Papeschi ci esorta a uscire e ribellarci, mettendoci davanti a scenari futuri – conseguenza di quelli attuali – e lanciando un monito sul nostro avvenire. Un invito alla consapevolezza e a un cambio reale di direzione». Il fil rouge che unisce tutte le sfaccettature del progetto Extinction è l’ispirazione cinematografica. L’art direction di Flavia Vago – insieme all’allestimento scenografico di Giovanni Musica – prende ispirazione dal film Alien. Il percorso espositivo è un vero viaggio verso la scoperta di un mondo ignoto, come nel film di Ridley Scott. Il light design, che ricorda l’interno della Nostromus e il sound design realizzato a partire dal suono originale di alcuni pianeti del nostro sistema solare, fanno sprofondare lo spettatore in un’atmosfera surreale e onirica, eppure atrocemente familiare. Si rimane incantati e atterriti al tempo stesso, mentre si cammina tra le fila dell’esercito alieno o ci si lascia trasportare dalle immagini elaborate da AIIO. Per creare un ponte di collegamento con la sua produzione precedente, composta da collage digitali che in questa mostra sono totalmente assenti, Papeschi utilizza due mezzi per lui nuovi e opposti: da una parte la materia classica, in questo caso la terracotta, con cui realizza l’intero esercito di gnomi; dall’altra, impalpabili dati digitali, con cui sono realizzate le opere tridimensionali in computer animation, rielaborate dall’ intelligenza artificiale AIIO grazie alla collaborazione con Michele Ronchetti. La mostra alle Stelline presenta due installazioni: Zwergen Dämmerung e Snow White Overdrive.

Zwergen Dämmerung

Zwergen Dämmerung, letteralmente “il crepuscolo dei nani”, è un esercito di 54 statue alte 1,80 metri, i cui corpi sono quelli dei fieri guerrieri di terracotta di Xi’an, mentre le teste sono di banali nani da giardino. Quasi un fermo-immagine in cui si cristallizza questo momento storico, basato su due temi principali: la minaccia della guerra e l’impoverimento della cultura. Il fatto che il primo ritrovamento della civiltà aliena sia un esercito è emblematico e ci racconta di una civiltà in perenne conflitto. Gli eventi attuali, oltre a confutare Fukuyama e la sua idea di fine della Storia, proiettano l’ombra lunga del fantasma della Terza guerra mondiale sul nostro pianeta. Queste antitetiche cariatidi, in cui si mescolano irrimediabilmente “alto” e “basso”, ci ricordano anche un altro tipo di distruzione, quella legata all’impoverimento culturale. “Quando il sole della cultura è basso all’orizzonte, i nani hanno l’aspetto di giganti”, citando Karl Kraus.

Palazzo delle Stelline

Corso Magenta, 61, 20123 Milano MI

Il Palazzo delle Stelline, dove la Fondazione ha sede, è uno dei luoghi storici maggiormente radicati nella storia di Milano, situato di fronte alla Chiesa di S. Maria delle Grazie dove è conservata L’ultima cena di Leonardo da Vinci, e rappresenta uno degli episodi di maggior rilievo nel tessuto urbano milanese. Prima antico monastero delle suore Benedettine di Santa Maria della Stella, poi - dal 1600 - scuola e opera di accoglienza delle orfanelle (le “stelline”) per volere di San Carlo Borromeo. Legato indissolubilmente alla storia e alla cultura ambrosiana e a personaggi di grande spessore come Leonardo da Vinci e San Carlo Borromeo, fino a personalità contemporanee come Paolo Grassi che alle Stelline fondò la sua Scuola di arte drammatica, oggi il palazzo di corso Magenta ha subito profonde modifiche strutturali e di destinazione. Nel 1986 il Comune di Milano e la Regione Lombardia hanno costituito la Fondazione Stelline, al fine di conservare il Palazzo e di promuovere iniziative socio-economiche e culturali di rilievo nazionale ed internazionale, ed in particolare negli ultimi anni progetti dedicati all'arte contemporanea e del Novecento.